mercoledì 20 ottobre 2010

TRASCORSI DI GIOVENTU'...bruciata

  Ciao a tutti, siamo ad ottobre inoltrato e non vi scrivo da settembre inoltrato. Ho dovuto inoltrare questo post ad un paio di amici sennò non portava fortuna; questi, per tema che la sfiga li seguisse, l'hanno inoltrato a loro volta, e così via di volta in volta in maniera esponenziale. Alla fine è stato inoltrato così tante volte che per la legge dei grandi numeri (che per chiarezza esporrò in appendice) è tornato a me.
Se per caso non vi è arrivato in questo giro di vite, vuol dire che non avete nemmeno un amico, ed io da grande amico qual sono ve lo regalo inoltrandovelo a mia volta.

Comunque è ottobre, l'università è ricominciata, scioperi qua scioperi là, funiculì-fniculà, voci di corridoio, esami da sostenere, esami finti, trappole burocratiche e segreterie infingarde. Ricomincia insomma la solita vita invernale di ogni giovane medio italiano. Poi l'autunno si sa, stagione in via di estinzione e, per tanto, tempo di ripensamenti, riflessioni, ricordi.
Proprio l'altro giorno si parlava con i coinquilini di ricordi d'infanzia e gioventù ormai trascorsa. Come tutte le volte che partono questi discorsi si arriva inevitabilmente con la mente ai ricordi primivi dell'asilo (o scuola materna per chi l'ha frequentata) e delle elementari (per chi le ha frequentate...).
Dal canto mio ho ricordi ridicoli delle elementari, e da qui forse hanno avuto origine le mie difficoltà coordinativo-articolatorie...cioè l'incapacità di fare sport alcuno!
Eccerto! A ben pensarci si dice che chi ben comincia è a ben metà dell'opera. Ben! Io ho mal cominciato... basta pensare che ci faceva educazione fisica lo stesso prof. di matematica (per arrotondare lo stipendio forse..). Eh sì perchè avevamo tre maestri, cioè due maestre e un maestro. Una era incaricata di svolgere italiano, musica ed educazione all'immagine; l'altra insegnava storia, geografia e studi sociali; infine avevamo matematica scienze ed educazione fisica col maestro!!! Proprio quel maestro terribile che urlava e che faceva piangere le compagne di classe, proprio quello che ai maschi tirava le sberle e i "picozzi", proprio quello che quando c'era educazione fisica tornava con la mente alla sua gioventù da balilla.
In effetti la lezione di ginnastica era al quanto strana... Il riscaldamento era opzionale, lo potevi anticipare all'ora di matematica se non sapevi fare le divisioni a due cifre, o durante la ricreazione se eri coinvolto in una delle molteplici risse nei bagni. Comunque, dopo il riscaldamento si andava fuori nel cortile. Il cortile circondava lo stabile della scuola, ai bordi vi erano delle aiuole (o aiole come si dice adesso) che contenevano l'orticello del bidello (periodicamente distrutto in seguito a calamità naturali improvvise), o maestosi alberi di pino marittimo -nome insegnatoci dal suddetto bidello, che in seguito scoprimmo essere un coldiretto di marijuana-.
Estate o inverno facevamo attività fisica all'aperto, o nel migliore dei casi nell'atrio, ma in quei casi faceva così freddo che dentro o fuori la differenza era impercettibile, dato che avevamo già perso la sensibilità del tatto e il 30% degli organi vitali era ibernato...
La lezione prevedeva svariati esercizi, anche fantasiosi direi e tutti presi da manuale dei giochi per il sabato fascista. Per prima cosa si insegnava a stare all'attenti e al riposo. Quando il maestro urlava "Aaaat-tenti!" si doveva stare pancia in dentro e petto in fuori, braccia lungo i fianchi piedi uniti e possibilmente sguardo fiero rivolto alla bandiera. Al grido di "Riii-po-so!" ci si rilassava col busto e si poteva mettere un piede divaricato avanti all'altro. E si andava avanti così finché qualcuno non sbagliava, e via con le legnate e gli immancabili picozzi!
Veniva poi la variazione sul tema: Sacco pieno/Sacco vuoto. Gioco antichissimo; si presume risalga all'epoca pre-biotica in cui alcuni protozoi (organismi unicellulari privi di intelligenza) si divertivano a riempirsi e svuotarsi d'acqua. Ora non è molto praticato per colpa di facebook, ma c'è ancora gente in grado di sbagliare ad eseguire i comandi, beccandosi  così lo scherno e la derisione dei protozoi.
La cosa più difficile era la "barra dell'equilibrio". In realtà non era una vera e propria barra...non ce l'avevamo a scuola. Ci adattavamo camminando sul bordo dell'aiuola/aiola che creava un gradino sottile ed infingardo. Cadute rovinose sulle piantine del bidello erano ricompensate da sberle e altri picozzi.
Infine era il turno de: "La palla saltellante". Questo era l'unico attrezzo vero e proprio che usavamo. Era l'unico esemplare della sua specie, l'unico....al mondo!
L'esercizio consisteva nell'ingroppare la palla gigante tenendosi ad un'apposita maniglia e....saltellare.
Questo era il premio per chi aveva eseguito i precedenti esercizi senza pecche, gli altri dovevano guardare, provare vergogna e incitare allo stesso tempo i compagni.
Cosi l'addestramento andava avanti per tutto l'anno scolastico. Tutto ciò era in preparazione per l'evento culmine, la massima aspirazione per ogni alunno: I Giochi della Gioventù.
Ma questo è un altro capitolo della nostra storia che più avanti vi racconterò.



Appendice 1: La legge dei grandi numeri
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-Aaaaat-tttentiiiii!!!!
SCARABUM SCARABUM SCARABUM (rumore dei picozzi)
-Riiii-po-so!