venerdì 2 ottobre 2009

20 ANNI: RESOCONTO DI UN PO' DI VITA-part1


14 luglio

Come al solito in ritardo mi trovo a scrivere di eventi successi già. Cmq di recente, ossia il 7 Luglio scorso di questo anno corrente mese ecc... ho compiuto 20 anni. Beh nulla di speciale direte, ma per me è un'età significativa, forse anche più dei 18. Colgo quindi l'occasione per fare spazio nella mente cacciando fuori un po' di ricordi da mettere in ordine. Ma proprio qui lo devo fare? Sì.

Che dire dunque? -eh se non lo sai tu...- Vabbè ma si fa per dire...- sì ma sempre di dire si tratta, quindi comincia senza tante cerimonie!
Del giorno in cui sono nato non vi so dire molto...è come se non ci fossi stato, paradossale se si pensa che è il primo giorno in cui si è presenti, ma si è assenti mentalmente. Insomma già tutto un programma... Nell'infanzia che ricordo si andava sempre su e giù da Castro a Crotone, fino ai primi anni di asilo, che tra l'altro ho frequentato a Crotone stesso. Lì ricordo un bambino, Lorenzo credo, che giocava sempre con me, che toglieva i topi dalle tasche del giubbino, che metteva le dita nei buchi delle mie tasche rosicchiate da tali topi. Ricordo i pranzi nelle vaschette di alluminio e le maestre Rosetta e non mi ricordo l'altra. I vetri rotti dell'asilo, i bambini che abitavano affianco a me. Roberta e i suoi fratelli, i colleghi di mio padre, la spiaggia accanto al cimitero e i mozziconi di sigaretta nella sabbia. I giocattoli, naturalmente. Poi avvenne che decisi di restare a Castro con la nonna e di non tornare mai più nella grigia città grande. Cambiai asilo e lì trovai altri amici, Andrea, Marco, Luigi, ma sono solo alcuni dei tanti con i quali avrei cominciato a vivere ogni giorno. Poi il maestro Vincenzo, che ora fa il negoziante di dubbia sessualità, le recite, il metterci in fila e cantare "Oh bella ciao" mentre si andava per il paese. Le guerre tra maschi e femmine con Cristian dalla parte delle femmine e Ofelia da quella dei maschi... e poi i primi segni della sfiga che mi avrebbe accompagnato da lì in avanti. Il succo all'albicocca spruzzatomi in faccia da uno a carnevale. Il dente nero fattomi da Luigi Fersini nella stanza dei giochi, il sangue.
Ma l'asilo finì, era tempo di elementari. Qui altri compagni come Eliana... Poi Vincenzo e Salvatore, quindi le minacce per le merendine, tornare a casa a digiuno, l'omertà. Le righe rotte. Gli inseguimenti a fine scuola, le fughe e i rifugi sotto le macchine. La svolta. In terza elementare tutto finì e diventammo grandi amici. La curva nord: grande fila di maschi: Cristian, Luigi, Andrea, Io, Vincenzo, Salvatore. I rientri pomeridiani, i primi discorsi osè (ihihi). Le prime infatuazioni. Le prime cantonate! I professori che prima di tutto erano persone e ci insegnavano a vivere più che a fare quattro conti.
Poi le estati alle otto a mare, rigorosamente a piedi, discesa ma soprattutto salita. L'incontro con la Chiesa, fare il chirichetto o cherichetto o cherichietto...ma non ha più importanza. Ho appeso la tunica al chiodo.
Alle medie nuovi amici, già quelli del "porto", cioè di Castro Marina, quelli che non vedevi mai "sopra", quelli che non conoscevi, quelli che conoscevi all'asilo e son ritornati con te. I tre anni delle medie hanno consolidato rapporti e definito meglio le cerchie di amici. Come un certo Davide, che mi invitò al suo compleanno ma non ci andai, forse perchè malato (era dicembre). Ma lui sostiene l'abbia fatto di proposito. Le indimenticabili gite, le risse nei bagni, le partite a rugby in classe con le uova di pasqua, gli scherzi alle ragazze, la scoperta della pubertà. Sviluppi sconcertanti. Sangue sulle sedie...
Da lì uscirono i soprannomi nati per caso o apposta, che ci portiamo tutt'ora. Nomi di battaglia come Happy, Marzo, Cotenna, Tocci (vabbè, non è un soprannome vero e proprio) Musio( neanche questo), ecc, riecheggiavano nell'aria quando facevamo le nostre missioni notturne, e andavamo ad importunare le persone. Inseguimenti, scappare da automobili a fari spiegati velocissime, tornare a casa col fiatone. Ringraziare Dio di essere ancora vivo.

Per non parlare poi del liceo...infatti non ne parlerò. Non ora, devo scappare, c'è ancora un'auto che mi segue...oddio.
Alla prossima....SKREEEEEEEEEE WROOOOOOOMMMM!!!!!

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