venerdì 2 ottobre 2009

IL FAMOSO GINO SIRIANI -Monologo mongolo-go-

30 aprile

Salve a tutti, salve alle pallottole e alle pistole che sparano colpi a salve, ma anche a Salve (Morciano). Vabbè come avete potuto notare, quello del terremoto è stato un unicum (non il liquore) di intervento serio qua sopra, ma dovevo farlo. Comunque the show must go on, e quindi io vado on. Vi presento un monologo che ho trovato in un remoto angolo della mia mente. In pratica me lo inventerò pezzo per pezzo, dato che non ho niente da fare... Si intitola il famoso Gino Siriani, e non so ancora nulla in più sulla trama, appunto perchè non esiste di già. Vado allora.

-Il Famoso Gino Siriani-

Oh chi sei tu, bianca signora che baci le mie tempie a notte inoltrata? Chi sei tu, che bussi ancora alle mie finestre, come il vento di tramontana dopo la calura estiva?
Sei forse tu la morte, che al rintocco dei mei ventisette anni corrodi le vene sigilli gli occhi? O sei vita che con un bacio ridai linfa al mio fiato ormai spento?
D'un tratto mi assopii, come un sole dietro la collina in fiamme. Dal buio emersero occhi o forse fasci di luci abbaglianti, e ancora rami e fulmini, forse foglie e radici, e chiome d'alberi che come nuvole salivano in cielo. Ancora più in fondo spinsi lo sguardo, dato che le ombre si diradarono, a tal punto da poter scorgere sulla riva distante di un fiume un mio simile. Mi avvicinai, ma lui svanì, e come un vapore lo respirai e lui rimase con me per l'eterno trascorrere di un istante. Ancora e ancora elevai gli occhi fino a compenetrare, con l'animo aperto di un bambino, quella fonte di tiepida luce. Mi investiva come una cascata, ma il suo corso era dolce. In quell'attimo sentii lo spirito evaporare e innalzarsi come fumo d'incenzo nell'aria libera. Mai ho respirato aria così libera, mai ho calpestato suoli così soffici, mai ho volato così in alto. Ho visto da sopra le memorie del mio mondo, il ciclo della storia, e le illusioni dell'uomo che perde tempo a mordersi la coda, come fa un cane. In quell'atto reca l'illusione. Ho visto ancora il decoro ormai perduto delle civiltà antiche, conservato in cima ad una montagna di piombo. Ancora pochi cercano di scalarla. Nell'attimo di un lustro-decennio, sorvolai l'immenso mare del tempo. Invecchiai e rinacqui infinite volte. Ma a nulla è servito, sono rimasto ancora io. Infine prima di vivere ho trovato il mio nido. Il mio posto. Il vero senso del mio essere, e tutto ciò che si cerca nella dimensione dell'uomo "che si morde la coda". Fu lì nello spazio di un nanopensiero che sono riuscito a fondermi con cosa sono veramente. Una vita di parole non basterebbe a spiegare. Perchè non c'è nulla da spiegare. E allora perchè parlo?
Mi destai sorpreso da questo interrogativo. Era ormai giorno, e le fantasie della notte corsero via dalla mia stanza per seguire le stelle e tormentare l'altra metà di mondo che andava a dormire.


Rimase solo il rumore dell'acqua in cui cade la prima urina del mattino.

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