venerdì 2 ottobre 2009

CHE FINE HA FATTO ALAN MALVOLTI?

20 marzo

Spine di vento che tagliano il volto,
ti lasci dietro il tuo addio,
in quel lontano inverno
così vicino in ogni fiocco di neve
che dalla finestra scende giù,
come berne lacrime di cielo.

Guardi l'albero fuori casa,
ma non ti risponde più,
neanche la volpe si ferma
e non dice più l'ora. Solo,
sei solo, e il fumo di un camino
abbraccia la grande montagna.

Sordamente ti trascini
per strada, e la tua leggerezza
grevemente pesa sui passi.
Prendi il primo bus che capita,
finisci il pacchetto, osservi i palazzi
e come un riflesso ti rivedi in qualcuno.

Cerchi uno scopo dietro ogni angolo,
lo trovi, ci vai, forse no e torni indietro.
Ricominci da un bar, un caffè,
ti ributti come un vecchio solitario
di una canzone jazz. Fa freddo,
insegne luminose giocano con la tua ombra.

Il tuo entusiasmo si accende,
si consuma, un po' se lo prende il vento,
finisce, lo getti e aspetti che si spenga,
lo ritrovi minuti dopo e lo riaccendi,
ma sai che durerà ancora per poco,
ne rimarrà un accendino e della carta dorata.

Dove stai andando?
Dove sei? Che fine hai fatto?
E' solo venerdì, si va in letargo,
la vita ricomincia lunedì. Un fiore, forse.
Appendi la noia col tuo cappotto,
e fissi quel cielo bianco in cartongesso.

La notte dilata i pensieri,
e il sonno gocciola negli occhi.
Ormai lo sai, il tempo è relativo,
ma quello per dormire non basta,
non basta mai a nessuno.

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